Quasi una stalla su dieci (9%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività per l’esplosione dei costi con rischi per l’economia e l’occupazione ma anche per l’ambiente, la biodiversità e il patrimonio enogastronomico nazionale. E’ Coldiretti Toscana a lanciare l’allarme sul crack degli allevamenti nel giorno di Sant’Antonio Abate, il Patrono degli animali. In Toscana, secondo una analisi dell’anagrafe del sistema informativo veterinario nazionale sono sparite, in un decennio, quasi un allevamento bovino su due (46%) che hanno portato alla perdita di un patrimonio zootecnico di oltre 13 mila capi.

L’allevamento – continua Coldiretti Toscana – è un importante comparto economico che contribuisce con 500 milioni di euro di valore aggiunto all’intera produzione agricola regionale grazie al lavoro e al sacrificio di 13 mila aziende secondo l’ultimo censimento Istati.

L’emergenza economica – denuncia Coldiretti Toscana – mette però a rischio la stabilità della rete zootecnica che è importante non solo per l’economia regionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale. A strozzare gli allevatori è l’esplosione delle spese di produzione in media del +60% legata ai rincari energetici, che arriva fino al +95% dei mangimi, al +110% per il gasolio e addirittura al +500% delle bollette per l’elettricità necessaria ad alimentare anche i sistemi di mungitura e conservazione del latte, secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea. A tutto questo – afferma Coldiretti Toscana – si aggiunge il problema della disponibilità di fieno e foraggi, la cui produzione è stata tagliata dalla siccità, con i prezzi in salita anche a causa della guerra in Ucraina e le mattanze dei predatori nelle campagne.

A rischio – denuncia Coldiretti Toscana – c’è un patrimonio zootecnico di quasi 2,8 milioni di animali composto da 91.931 bovini, 961 bufalini, 19.107 caprini, 357.341 ovini, 108.045 suini, 8.913 equini, 123.590 conigli, 67 struzzi e 2.082.045 di polli secondo l’ultimo rapporto Istat. Da salvare c’è la straordinaria biodiversità delle stalle toscane con una ventina di razze considerate in pericolo in Toscana come la cinta senese, la maremmana, la garfagnina, la pontremolese, la Calvana, il Mucco pisano e la romagnola tra i bovini. Tra gli ovini  la Pomarancina, la Zerasca, l’Appenninica, la Garfagnina Bianca, la pecora dell’Amiata, la capra della Garfagnana e la capra di Montecristo mentre tra gli equini il cavallo maremmano, l’appenninico, il bardigiano, il cavallino di Monterufoli e l’asino dell’Amiata. Ma a rischio c’è l’intero patrimonio caseario regionale come il Pecorino delle Balze Volterrane Dop ed il Pecorino Toscano Dop e 34 formaggi tipici censiti. 

“Quando una stalla chiude – Coldiretti Toscana – si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate”.


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